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RACCONTO DI UNA PANDEMIA

Aggiornamento: 17 apr 2021

di Alejandro Navarro -


Da circa un anno un virus sconosciuto ci accompagna nella vita quotidiana facendoci cambiare abitudini, il rapporto con gli altri, modo di lavorare e persino modo di pensare.

Ogni giorno vengono diffusi i dati dal Ministero della Salute che ricorda molto il bollettino che proveniva dal fronte ai tempi della guerra. Ci segnalano quanti malati e quanti morti ci sono stati il giorno prima. Come spesso accade in questo ultimo periodo della storia moderna ci si divide in due tifoserie sempre pronte ad inveire verso l’altra squadra ed a elogiare ogni gesta della propria. Solo che i tifosi dello sport quando la squadra non rispetta i valori di quella maglia o i suoi risultati deludono per un lungo periodo avviano le contestazioni invece la tifoseria di cui parlo sopra ha la certezza assoluta che la sua squadra non sbaglia mai e tutti i mali sono dell’altra concentrando tutto il suo impegno alla ricerca di notizie vere o false per renderla interdetta al campionato.

Il virus che circola è sicuramente un dramma e rende difficoltosa la vita normale degli individui ma forse non è il solo problema. Perché il virus passerà come sono passate tutte le epidemie nella storia per chi la storia la conosce. Purtroppo tutto il resto resterà e i danni del virus non sono solo di carattere sanitario.

Allora la fotografia può avere un ruolo in tutto questo?

Sicuramente si . La fotografia è riuscita a raccontare gran parte degli eventi degli ultimi 120 anni come guerre, terremoti, catastrofi naturali, epidemie, colpi di stato, accordi internazionali ed importanti eventi politici evidenziando momenti drammatici e felici ma lasciando alle menti più illuminate la possibilità di sviluppare una profonda riflessione e una sana critica sugli episodi.

E allora come raccontare questa pandemia?

Sicuramente non dal punto di vista sanitario ma con la fotografa. La mia fotografia racconta la vita quotidiana e su questo sono concentrato anche sotto la pandemia e proprio per questo sono giunto nella consapevolezza che il virus non sia il solo problema di una società oramai sull’orlo di un esaurimento emotivo all’ultimo stadio. E tutto questo viene alimentato da un germe invisibile e potente che si chiama PAURA.

Paura di ammalarsi, paura di perdere il lavoro, paura di vedere ammalarsi i propri cari, paura di morire, paura degli altri insomma avere paura è quasi un codice obbligatorio da rispettare e ci fa guardare con sospetto ogni persona.

Da una foto si può vedere tutto questo?

Da una semplice foto no, ma da uno scatto di un fotografo attento sì ! La foto non è solo un’immagine ma è un messaggio potente capace di trasmettere forti emozioni e di sollecitare la mente alla riflessione. Una donna con una mascherina ci fa capire che siamo nel bel mezzo della pandemia ma come la indossa ci comunica che è innaturale quindi una costante sofferenza che comunque va sopportata quotidianamente.

La fotografia non può prevedere il futuro ma può sprigionare una profonda riflessione per programmare il futuro.

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